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Storicamente, l’arrangiatore è un compositore che realizza il vestito per una musica già scritta. Il semilavorato che riceve è sempre quello classico: il pezzo nudo e crudo strimpellato con una chitarra, oppure poche idee abbozzate sui supporti più svariati, che vanno rielaborate fino al prodotto finito.

Molti arrangiatori usano l’elettronica in maniera creativa per rielaborare la veste musicale di una composizione. L’arrangiamento, anche se realizzato con mezzi elettronici, rimane comunque una riscrittura di un pezzo musicale.

Nella produzione discografica l’arrangiatore si è evoluto al punto tale da essere coinvolto in tutte le fasi della realizzazione di un disco: dalla preproduzione, all’incisione vera e propria, al mixaggio, alla programmazione del suono, dell’elettronica, dell’effettistica, ecc. Quindi, oggi, l'arrangiatore ha competenze a 360°, capace di dare al supporto discografico una tale impronta da esserne anche il produttore artistico.

La minore disponibilita’ economica delle case discografiche chiede ad un arrangiatore di essere in grado di affrontare tutte le fasi di lavorazione del disco fino a lavoro terminato. Chiede quindi conoscenze  di elettronica, di software musicali e il lavoro di studio.  Ma la sue vere ed uniche risorse resteranno le idee e la creativita’. Tutti i grandi arrangiatori sono uomini creativi e pieni di idee. Possiedono la capacità di inventare e creare suoni nuovi. Il suono caratteristico di un artista, che è anche il suo marchio di fabbrica, sarà tanto più riconoscibile quanto più l’arrangiatore sarà capace. L’arrangiatore poco esperto si fa prendere spesso dalla sindrome della fine, ovvero continua a ritoccare l’oggetto artistico rischiando così di sfaldarlo con inutile e ingente spreco di energie. Quindi e’ necessario avere le idee chiare fin dall’inizio ed il supporto di molta esperienza.

Per chi volesse intraprendere questo mestiere sono consigliati gli studi classici di composizione, musica elettronica e jazz, composizione di musica da film e musica d'uso al Conservatorio.

E' famoso il conservatorio di Bologna e i corsi tenuti dal Maestro Ettore Ballotta, che negli anni ’80 formò la generazione di coloro che adesso sono considerati "gli arrangiatori italiani" (Malavasi, Valli, Zanotti, Guerra...). Quello che riconosciamo come "suono all’italiana da esportazione" ha dietro un arrangiatore proveniente da quel corso: Celso Valli per Ramazzotti, Malavasi per Bocelli o Dalla, ecc.

Nel rapporto col musicista, è bene pensare sempre a scrivere cose che siano fattibili, indipendentemente dal sapere che egli sia bravissimo o normale o mediocre. Se la cosa è poco fattibile l’esito in registrazione è scarso, la colpa dell'insuccesso viene sempre data all’arrangiatore, non al musicista. Quando poi si possono scegliere i musicisti è sempre un'ottimo punto a favore dell'arrangiatore in quanto saprà con certezza i suoni che potrà ottenere.

Le migliori produzioni discografiche funzionano così: un panorama di musicisti scelti dall’arrangiatore. Ovviamente più il musicista è bravo e più libertà gli puoi concedere, ma soprattutto è un gioco psicologico. Un artista risponde bene se vede che hai le idee chiare, se invece non ti vede con le idee chiare può reagire psicologicamente anche mettendoti in difficoltà. Quando il musicista si ferma e chiede all'arrangiatore cosa debba fare, vuol dire che l'arrangiatore non ha le idee chiare. Arrangiare brani musicali richiede una solida preparazione. Per questa prestazione professionale, l'orecchio non è più sufficiente. E' indispensabile la conoscenza dell'estensione audio di tutti gli strumenti e delle loro caratteristiche sonore. Infine, una forte sensibilità artistica farà la differenza tra un arrangiamento ed un'altro. Tale sensibilità permetterà all'arrangiatore di comprendere a fondo il messaggio del compositore e di renderlo nel modo più chiaro e forte possibile sottolineandone le peculiarità.

Come dice Lorenzo Sebastiani, conosciuto arrangiatore di Bologna, “Un arrangiamento è efficace quando riesce ad interpretare la musica ed il testo esaltandone il significato e le sonorità”.

E’ fondamentale concentrarsi sull’arrangiamento giusto per ogni canzone e per l’artista. Che l’arrangiamento sia di per se solo “bello” non vuol dire nulla.
Un arrangiamento deve interpretare ed esaltare il significato sia della musica che del testo. Non perdere mai il senso emotivo della musica.
Il tempo, la tonalità e la stesura sono i tre elementi fondamentali su cui l’arrangiatore deve poggiare il suo lavoro.

Il tempo, ovvero la velocità e il tipo di ritmo del brano, è un fattore fondamentale in quanto ogni canzone comunica in maniera diversa a seconda della velocità con la quale la si interpreta. Ogni cambio di tempo cambia anche il senso del brano.
La velocità interpreta, insieme al ritmo, la scrittura musicale e il testo.
In alcuni casi può essere variabile, proprio per far risaltare ogni singola parte della canzone.
La tonalità è fondamentale invece, per far risaltare l’esecutore del brano.
Anche qui è importante fare delle prove e verificare quando l’interprete riesce a emozionare di più. Ogni esecutore possiede un proprio spettro vocale in cui riesce a dare il meglio di se.

All’interno di una canzone vanno create apposite dinamiche e queste possono essere ottenute con l’espressività del cantante e degli esecutori, con la quantità di strumenti utilizzati e dal tipo di stesura scritto.
SmallStudio si avvale esclusivamente di arrangiatori professionisti e tutti con caratteristiche diverse coerenti con il tipo di brano da arrangiare.
Nella sezione Demo potrete ascoltare 3 diversi tipi di arrangiamento.

ARRANGIAMENTI

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Come fare